Solofra, sera del 7 giugno 2014…
La calura di un sabato quasi estivo si è da poco stemperata nelle prime ombre… L’ora blu si fa spazio e avvolge il paese: 8:30 di sera. Dopo centinaia di anni i ruderi del castello Orsini si illuminano.
Stavolta, però, non sono le candele e l’olio a dare luce alle rovine del maniero e ai pochi ambienti ancora visibili, ma la luce artificiale dei fari, alimentati da un gruppo elettrogeno. Improvvisamente, la collina del paese per eccellenza, balza all’attenzione della cittadinanza, perlopiù inconsapevole. Le luci si spengono nuovamente per riaccendersi alle 22:15; questa volta in maniera definitiva, fino alla mezzanotte inoltrata. L’effetto è maggiormente visibile dai punti più panoramici, ma il passaparola attiva anche quanti siano presi dal solito tram tram del centro.
L’ iniziativa, promossa dall’A.S.Be.Cu.So. (Associazione per la salvaguardia dei beni culturali della città di Solofra) è coincisa col “Monuments Men Weekend” di Invasioni Digitali; manifestazione internazionale che già da due anni vede protagonisti i luoghi più rappresentativi dell’arte e della cultura solofrane, grazie anche all’impegno di Giovanni Guacci in collaborazione con l’A.S.Be.Cu.So.. Il connubio tra queste due realtà organizzative si è quindi ripetuto finalizzando quest’eccellente risultato. Preziosa la collaborazione dell’associazione Smile, in cui è spiccato l’entusiasmo di Dario Ferrara, che si è impegnata affinché l’accesso all’area fosse esclusivo dei partecipanti all’organizzazione dell’evento. La buona riuscita dello stesso è stata altresì resa possibile dalla disponibilità garantita da Napoleone Didonato, attuale proprietario dell’area su cui sorge l’antica costruzione.
Il successo dell’iniziativa è il frutto dello sforzo organizzativo e di un vero e proprio tour de force operativo messo febbrilmente in atto da un manipolo di uomini che, in appena due settimane, ha lavorato strenuamente alla pulizia delle aree adiacenti il rudere, al fine di permettere l’installazione dei riflettori e del gruppo elettrogeno. Il materiale elettrico, fornito sia dal Gruppo Elettrico Buonanno che dall’elettricista Mario Troisi, è stato poi posizionato da quest’ultimo, a cingere le rovine del vecchio maniero su tutto il perimetro, facendo sì che, per una sera, centinaia di solofrani e non, potessero assistere allo spettacolo quasi a sorpresa.
I principali protagonisti della preparazione e dell’attuazione di questa vera e propria impresa culturale, destinata a restare nella memoria storica della cittadina solofrana, sono stati: Agostino De Stefano, Michele e Alessandro De Stefano, Gianni Guacci, Luca Penna e Armando Cirino.
L’evento realizzato lo scorso sabato non è altro che l’ultimo passo in ordine di tempo di un iter progettuale che parte da lontano. Già alcuni anni fa, infatti, all’atto della sua nascita, l’associazione A.S.Be.Cu.So. promosse una petizione popolare , con l’intento di porre all’attenzione della cittadinanza e dell’amministrazione comunale lo stato di abbandono e le potenzialità dell’area collinare del Castello Orsini. Successivamente l’idea di un futuribile parco storico-archeologico-naturalistico, che potrebbe nascere nell’area, fu presa a cuore da un noto scrittore statunitense, nonché archeologo e medico dalla poliedrica e invidiabile carriera del calibro di Glenn Cooper. Divenuto Presidente Onorario dell’A.S.Be.Cu.So., il noto scrittore ha continuato a seguire l’evolversi degli eventi, recandosi annualmente a Solofra e contribuendo anche in termini economici, affinché l’associazione solofrana continuasse ad insistere sul valore dell’idea progettuale e di recupero del castello Orsini.
Il progetto preliminare del Parco, realizzato dal laureando in architettura Luca Penna, attuale Presidente dell’Associazione A.S.Be.Cu.So., è ad oggi in fase di completamento; oltre alle proprie competenze, il suddetto si è avvalso della collaborazione dell’ABS (associazione botanica solofrana) nella persona di Michele De Stefano, il quale ha curato la realizzazione delle schede botaniche delle essenze presenti nell’area.
L’idea è quella di recuperare il più possibile il rudere del castello, valorizzando l’area circostante, tramite la realizzazione di diverse aree di fruizione. Si punterebbe alla valorizzazione e conservazione dei verdi angoli di natura mediterranea che il luogo offre, la creazione di sentieri, aree picnic, nonché settori dedicati alla salvaguardia e al reinserimento di viti e ulivi, colture tipiche dell’antica vocazione agricola dei terrazzi circostanti il maniero. Ci sarebbe inoltre la possibilità di ospitare eventi culturali, eno-gastronomici e musicali, attività di birdwatching e non ultima quella di pensare al recupero dei locali risultanti dal restauro del rudere per eventuali progetti museali, sulla base dei prevedibili scavi archeologici. Nelle particelle catastali interessate, inoltre, vi è un’area adatta ad assumere in pieno la destinazione d’uso di parcheggio. La location collinare offre, quale intrinseco valore aggiunto, una panoramicità straordinaria sull’intero centro abitato e oltre, volgendo lo sguardo all’intera Valledell’Irno, dove troverebbe riscontro l’originale unione con i Castelli di Montoro e San Severino (antica Rota), ripercorrendo la volontà del popolo longobardo che volle la costruzione di questi presidi a difesa del Principato di Salerno.
Il parco, ottimamente collegato al tessuto cittadino da più strade, diverrebbe un polmone verde di eccezionale peculiarità e valore, innanzitutto per la cittadinanza, ma per chiunque giunga in città. L’ostacolo maggiore a tutto questo è, e continua purtroppo ad esserlo, la natura privata della proprietà dell’area. Nonostante la volontà del proprietario Napoleone Didonato di cercare una soluzione, l’amministrazione comunale non è ad oggi in grado di far sì che questa soluzione possa arrivare.
Esclusa ogni ipotesi di acquisto da parte di Palazzo Orsini, l’unica alternativa resta quella della perequazione, a cui il proprietario si è detto più volte disponibile. Il comune, però, ha in passato precisato che, pur considerando l’ipotesi, non è ancora nelle condizioni di smuovere la situazione dallo stallo in cui è precipitata da troppo tempo. L’unica via percorribile sarebbe rappresentata dal famigerato P.U.C., ma la realizzazione ed il completamento di questo nuovo Piano Urbanistico Comunale non sembra trovare la parola fine. L’invito al Sindaco Michele Vignola e all’amministrazione comunale rimane quello di impegnarsi affinché la volontà della cittadinanza trovi riscontro in una concreta e futura realizzazione.
Non serve insignire Glenn Cooper della cittadinanza onoraria, se poi non si tiene conto degli stessi motivi per cui gliela si concede. La visita dello scrittore statunitense è divenuta, ormai, un appuntamento fisso nel calendario degli eventi cittadini, essendo legata a doppio filo con l’associazione di cui è Presidente Onorario, e merita una considerazione all’altezza del caso. Sono purtroppo noti gli esempi di cattiva riuscita di pseudo parchi nel tessuto urbano, che, partendo dall’idea di rappresentare il punto di riferimento verde del paese, hanno poi visto declinare questo input iniziale ad altre funzioni.
E’ il caso, per esempio, di Piazza Marello, la cui valorizzazione ha sempre dovuto fare i conti con situazioni di degrado urbano e, proprio in questi ultimi mesi, la stessa è al centro di un’accesa bufera burocratica derivante da un desolante progetto di riqualificazione, che vede affacciarsi lo spauracchio di un parcheggio interrato. Ancora, il parco Sorbo, sebbene assurga a protagonista per importanti momenti della vita cittadina solofrana, manca di essere un vero e proprio spazio verde ristoratore e funzionale.
Il parco S. Nicola, esperimento pseudo-cementizio, peraltro non lontano dall’area del castello, è rimasto per anni un oggetto misterioso, e per la sua posizione defilata, e per i continui esperimenti di gestione, che ad oggi lo vedono ancora chiuso a una ipotetica fruizione. Ultima, non per rilevanza, l’area di località Scorza, che, sebbene gestita oltre ogni possibilità dal circolo locale di Legambiente, non ha mai goduto di un’adeguata assistenza da parte dell’amministrazione comunale.
E’, quindi, questa del Parco storico-naturalistico del castello di Solofra, una sfida ardua e oltremodo ambiziosa, ma al contempo la strada maestra per garantire a Solofra una fruibilità territoriale e un valore circondariale forte e nuovo agli occhi della provincia e non solo, anche considerando quanto si sta facendo nell’intera catena di fortificazioni longobarde, che, collegate tra loro, si stendono a dominare e delineare territori storicamente legati da un passata identità naturalistica e culturale.
L’associazione A.S.Be.Cu.So. ha voluto mettere questo accento di luce, non solo materialmente sul rudere, ma idealmente sull’intero progetto; in quanto espressione della volontà della cittadinanza, di cui da anni si fa portavoce. Prossimo obiettivo quello di recintare l’area dei ruderi a rischio crolli affinché, sebbene si stia lavorando ad essa per arrestare il dominio della vegetazione infestante, si possa garantire la sicurezza in generale e la tranquillità del proprietario, contando sulla sua immensa disponibilità. Ora tocca all’amministrazione prendere in mano le sorti del progetto e ci auguriamo che, alla “luce” di quanto emerso fin ora, si operi a breve un netto cambio di marcia a riguardo, auspicando ad un incontro ufficiale e risolutivo delle parti in causa all’indomani della Festa patronale, in previsione del ritorno di Glenn Cooper.
Si ringraziano per le foto: Antonio Notari, Michele Nigro, Alessandro De Stefano, Enzo Pace, Michele De Stefano
Solofra, 8 giugno 2014