Foto copertina: Il Messaggero
Le giornate in Piazza della Signoria iniziano quasi sempre così: i turisti con il naso all’insù e lo smartphone pronto per scattare foto e girare video in uno dei centri storici più iconici d’Italia; file di persone che si dipanano tra i vicoli e le strade, scrutando i migliori angoli di Piazza del Duomo, per trovare la prospettiva giusta ed immortalare il Battistero di San Giovanni e la facciata di Santa Maria del fiore, il celeberrimo campanile di Giotto e la spettacolare ed imponente cupola di quel genio incontrastato di Brunelleschi.
Tutto in regola anche ieri, in una bellissima giornata di sole fiorentina, mentre il Sindaco di Firenze, Dario Nardella, stava illustrando il piano di restauro delle statue della città. Tutto bene certo, almeno fino a quando il Sindaco non si è accorto di quello che stava avvenendo alle sue spalle.
D’un tratto alcune persone, “armate” di estintori caricati con vernice arancione, iniziano ad imbrattare le mura perimetrali di Palazzo Vecchio, sede municipale. Prima l’incredulità di tutte le persone presenti e poi giù con fischi ed urla di sdegno. Dalla cronaca si leggerà che si è trattato di due attivisti di “Ultima Generazione”, gruppo ambientalista già noto per gesti eclatanti come quello di ieri.
Nardella è un primo cittadino come pochi se ne vedono. Con impeto, insieme ai vigili urbani, spinge via i due giovani autori dello sfregio simbolico, per poi mettersi a ripulire lo scempio.
E’ vero, si è trattato di estintori caricati con vernice lavabile, ma i danni rischiavano di essere incalcolabili se non si fosse agito con tempestività, cosa confermata dai restauratori che erano a lavoro sulle statue in quelle stesse ore. Spazzole e freccia d’acqua in azione, via sull’impalcatura e i trabattelli, il Sindaco e gli operatori in azione a lavar via la tinta arancio dalle pietre secolari dell’edificio.
Si può chiamare ambientalismo un atto deliberato contro il patrimonio culturale? Secondo noi (e non è scontato ribadirlo) certamente no. Un atto costato ben cinquemila litri di acqua… basterebbe già solo questo per annullare la matrice ideologica del gesto. Lo scorso anno, un imbrattatore seriale di Praga aveva dipinto, con i colori della bandiera dell’Ucraina, il leone rampante di Francesco Vezzoli, anch’esso collocato a Piazza della Signoria. Gesti che si ripetono e si susseguono in nome di un ambientalismo che si veste d’idiozia.
Nell’era dei social la reazione e la foga di Nardella non potevano certo sfuggire al web, tra meme e fotomontaggi che riprendono alcuni frame video. “Ho agito di istinto perché vedere Palazzo Vecchio imbrattato, violentato, è stato un colpo al cuore. Per fortuna c’erano i restauratori. Abbiamo agito immediatamente con l’aiuto della polizia municipale e i vigili del fuoco. Una causa condivisibile, come quella per la salvaguardia dell’ambiente e del clima, non può essere perorata con un attacco verso l’arte e verso questo palazzo, che è il simbolo di Firenze e patrimonio dell’umanità”, queste le sue dichiarazioni.
Un plauso a questo Sindaco, che prima ancora di onorare la figura istituzionale che riveste, ha testimoniato con l’esempio ciò che ogni buon cittadino avrebbe dovuto fare in una situazione simile.